Il 24 marzo 1980 veniva ucciso Mons. Oscar Romero profeta di nonviolenza.
Nel giorno anniversario del martirio del santo Mons. Oscar Arnulfo Romero, ci fa bene richiamare la sua forte testimonianza di vescovo difensore degli oppressi. Testimonianza di chi si impegnò per la giustizia, la libertà e la pace con metodi nonviolenti, rifacendosi a Gesù e al suo Vangelo.
Chiese alle parti in conflitto nel Salvador di deporre le armi, rivolgendo appelli anche ai soldati, fino all’ultimo giorno prima di essere giustiziato da parte di chi credeva uccidendolo di non far più sentire la sua voce profetica: “Fratelli, voi uccidete i vostri stessi fratelli contadini! Mentre di fronte a un ordine di uccidere dato a un uomo deve prevalere la legge di Dio che dice: Non uccidere! Nessun soldato è obbligato a obbedire a un ordine che va contro la legge di Dio. Una legge immorale, nessuno è tenuto a osservarla. È ormai tempo che riprendiate la vostra coscienza e obbediate alla vostra coscienza piuttosto che alla legge del peccato. La Chiesa, sostenitrice dei diritti di Dio, della dignità umana, della persona, non può restarsene silenziosa davanti a tanto abominio”.
Anche oggi abbiamo bisogno di profeti come lui, che danno speranza a un mondo, incapace di cambiare l’impostazione politica, che porta alle guerre, alla miseria per un miliardo di persone, al degrado ambientale. Abbiamo quotidianamente bisogno delle parole di un profeta come lui, delle parole di Papa Francesco, che anche oggi ha ripetuto, all’incontro col Centro Italiano Femminile, l’appello a porre fine alla guerra «frutto della vecchia logica di potere che ancora domina la cosiddetta geopolitica. […] si continua a governare il mondo come uno “scacchiere”, dove i potenti studiano le mosse per estendere il predominio a danno degli altri. La vera risposta dunque non sono altre armi, altre sanzioni. Io mi sono vergognato quando ho letto che un gruppo di Stati si sono impegnati a spendere il due per cento del Pil […] nell’acquisto di armi, come risposta a questo che sta succedendo adesso. La pazzia! La vera risposta, come ho detto, non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo ormai globalizzato – non facendo vedere i denti, come adesso –, un modo diverso di impostare le relazioni internazionali. Il modello della cura è già in atto, grazie a Dio, ma purtroppo è ancora sottomesso a quello del potere economico-tecnocratico-militare. Perché ho voluto fare con voi questa riflessione? Perché voi siete un’associazione di donne, e le donne sono le protagoniste di questo cambiamento di rotta, di questa conversione. Purché non vengano omologate dal sistema di potere imperante. […] Voi potete cambiare il sistema, le donne possono cambiare il sistema se riescono, per così dire, a convertire il potere dalla logica del dominio a quella del servizio, a quella della cura.»
Prendiamo ispirazione da questi profeti, che fedelmente comunicano l’amore fraterno: quello che Gesù Cristo ha manifestato, l’amore che vince ogni male (come recita lo Statuto del MIR art. 2), che dà forza e porta la pace.
24 marzo 2022
Pierangelo Monti, Presidente del MIR