RICORDARE IL PASSATO PER CAMBIARE IL FUTURO
Sono trascorsi 75 anni dalla tragedia di Hiroshima e Nagasaki, dove il 6 e il 9 agosto 1945 furono sganciate le bombe atomiche americane che hanno dato la morte improvvisa a duecentomila persone. Iniziò così, nel modo più tragico, l’era atomica. Da allora l’uomo ha vieppiù sviluppato la capacità di distruggere ogni forma di vita su questa Terra. Allora sembrò logico eliminare totalmente i nemici, compresi i bambini di due città, lanciando contro di loro due bombe nucleari. E tuttora a molti sembra logico poterlo fare, tant’è vero che in 75 anni sono state costruite decine di migliaia di ordigni atomici e ancora ce ne sono 13.400 pronti a ridurre come Hiroshima altrettante città.
Anche in Italia, nelle basi Nato di Aviano (Pordenone) e Ghedi (Brescia), ci sono 70 testate atomiche americane e si prepara la loro sostituzione con i nuovi – e più micidiali – ordigni nucleari B61-12, che saranno lanciati dai cacciabombardieri F35.
La commemorazione di Hiroshima e Nagasaki deve convincere a prendere finalmente decisioni di disarmo, almeno di disarmo atomico, troppo a lungo rimandate. E’ inaccettabile che il nostro paese, che ripudia la guerra e ha fatto la scelta antinucleare, ospiti armi nucleari. Anziché essere una nazione esemplare sulla via alla pace e al disarmo, è uno stato che continua nella logica militarista della violenza e del terrore.
Il M.I.R. (Movimento Internazionale della Riconciliazione) rinnova l’appello al Governo italiano di aderire al Trattato di messa al bando delle armi atomiche, approvato dall’ONU tre anni fa, con il voto favorevole di 122 nazioni. Da recenti sondaggi emerge che circa otto italiani su dieci sono per l’eliminazione delle bombe atomiche. I governanti ascoltino il bisogno di pace e di vera sicurezza dei popoli, invertendo l’attuale tendenza al riarmo nucleare che sta diffondendosi come una pandemia; si metta fine alla follia delle armi nucleari, che è già immorale per il solo possesso di minacciose armi atomiche: come ha detto Papa Francesco, nel discorso pronunciato l’anno scorso a Hiroshima, sul luogo dove “di tanti uomini e donne, dei loro sogni e speranze, in mezzo a un bagliore di folgore e fuoco, non è rimasto altro che ombra e silenzio”. Come ha detto il Papa: “Che questo abisso di dolore richiami i limiti che non si dovrebbero mai oltrepassare”. “Apriamoci alla speranza, diventando strumenti di riconciliazione e di pace”.
6 agosto 2020