Giornata Internazionale dell’Obiezione di Coscienza #CODay2020

In occasione della Giornata Internazionale dell’Obiezione di Coscienza al servizio militare, vogliamo ricordare brevemente l’impegno di chi per motivi morali, religiosi e politici, ha disobbedito all’ordine di far parte della struttura militare e di addestrarsi all’uso di armi, per non uccidere altri esseri umani.

Vogliamo rendere omaggio a coloro che preferirono morire piuttosto che uccidere: da san Massimiliano, san Maurizio e i soldati della legione Tebea, che convertitisi al cristianesimo si convertirono alla nonviolenza, fino a Franz Jägerstätter, contadino austriaco che il 9 agosto ‘43 venne messo a morte per essersi rifiutato di far parte dell’esercito nazista.

Ricordiamo i primi obiettori di cui si ha notizia (Alberto Long, Luigi Luè,  Giovanni Gagliardi, Remigio Cuminetti), che durante la prima guerra mondiale si rifiutarono di prendere in mano il fucile e per questo furono incarcerati, i 26 Testimoni di Geova italiani obiettori durante la seconda guerra mondiale, poi Pietro Pinna, Giuseppe Gozzini,  Fabrizio Fabbrini [gia’ presidente del MIR], Alberto Trevisan e altri che, a costo di finire in carcere, si rifiutarono di addestrarsi all’uso delle armi e rivendicarono il diritto a svolgere un servizio alternativo a quello militare.

Grazie a loro e a chi manifestò in loro difesa [come il MIR stesso] si arrivò finalmente nel dicembre 1972 al sofferto riconoscimento del diritto all’obiezione di coscienza, con l’obbligo di svolgere un servizio civile alternativo al militare.

La scelta antimilitarista e nonviolenta degli obiettori continua ad avere un grande valore di testimonianza, che dovrebbe servire da incentivo per l’impegno antimilitarista e nonviolento attuale: per ottenere il dipartimento di difesa civile, non armata e nonviolenta (Campagna “Un’altra difesa è possibile”), per arrivare a un Ministero della Pace, e innanzitutto per un servizio civile garantito a tutti coloro che ne fanno richiesta, perché negli ultimi anni ha subito una riduzione di risorse da parte dello stato, che invece accresce i finanziamenti per le forze armate (vedi appello https://centoxcentoserviziocivile.it/ )

In questa Giornata della obiezione di coscienza sarebbe bello leggere i ricordi personali di quanti hanno fatto la scelta dell’obiezione di coscienza. Vi invito a fare dono dei vostri racconti inviandoli a forum@miritalia.org. Grazie.

Pierangelo Monti, Presidente MIR Italia

 

Cominciamo qui con un personale ricordo di Alfredo Mori della sede Mir di Brescia, che fu Presidente del MIR Italia dal ‘77 al ‘79, che ringraziamo.

“Nel marzo 1971, in occasione della prima discussione parlamentare in Commissione Difesa del Senato sulle proposte di legge per l’obiezione di coscienza, venne costituita in quei giorni a Roma la Lega per il riconoscimento giuridico dell’odc al servizio militare formata da MIR, M.N., MCP, Pax Christi, Partito Radicale e Movimenti giovanili di D.C., P.S.I. e P.R.I. Hedi Vaccaro, segretaria del MIR, fu l’unica donna che prese la parola in quella occasione.

Nel 1971 e 1972 ci furono grandi mobilitazioni intorno ai processi a obiettori di coscienza, con piazze mobilitate e manifestazioni molto partecipate che a fine anno portarono alla approvazione della Legge Marcora n. 772 del 15.12.1972. Fu subito chiamata dagli obiettori “Legge truffa” perché lasciava troppe prerogative in mano ai militari. Gli obiettori (una quarantina) furono scarcerati.

Il 21 gennaio 1973 venne fondata a Roma la LOC, Lega Obiettori di Coscienza, dove si cominciò a parlare come organizzare il Servizio Civile avanzando l’idea che fosse autogestito dagli stessi obiettori di coscienza. Il Ministero della Difesa, rimasto sulle sue, alla fine del 1973 tentò di arruolare tutti gli obiettori scarcerati nei vigili del fuoco, precettandoli in una caserma a Passo Corese. Gli obiettori rifiutarono, e a loro volta si proposero di trovare Enti nei quali svolgere il loro servizio Civile. Il Ministero di fronte a tale determinazione cedette e nel 1974 il Servizio Civile avviò i suoi primi passi e partirono le prime esperienze a Capodarco, a Bogliaco…

Dentro la LOC si formarono due fazioni: obiettori per un Servizio autogestito e obiettori per un Servizio Civile istituzionale affidato alle Regioni. Intanto gli obiettori si davano da fare e segnalavano nuovi Enti al ministero per le convenzioni, ma il Servizio Civile rimaneva un’esperienza ancora molto minoritaria, anche per la difficoltà di farsi riconoscere obiettori, si arrivava a malapena al centinaio.

Il MIR, che aveva partecipato con suoi autorevoli esponenti a tale dibattito, si propose come Ente di Servizio Civile al Ministero della Difesa e il 5 giugno 1975 Fabrizio Fabbrini firmò la CONVENZIONE che riconosceva le sedi MIR come luoghi per svolgere il Servizio Civile. Gli obiettori videro in questo una grande opportunità.

A settembre 1975 il MIR disponeva di 10 sedi: Arezzo, Brescia, Cremona, Follonica, Ostia, Pettorano sul Gizio, Riesi, Roma, Torino, Viareggio. A dicembre 75 si aggiunse anche Napoli.

Nel gennaio 1976 si svolse a Brescia un Convegno Nazionale MIR per il Servizio Civile e venne affidata a quella sede, presente con molti obiettori e militanti, la responsabilità di coordinare e potenziare tale attività. Già a dicembre 1976 si erano aggiunte altre 3 sedi MIR: Fiesole, Verona e Parma.

Già nel 1976 nelle sedi MIR di Brescia, Torino e Roma erano partiti diversi Corsi di Formazione della durata di un mese prima della destinazione degli obiettori alle varie sedi e ai vari enti convenzionati. In quegli anni il MIR si adoperò anche per far convenzionare amministrazioni pubbliche per il Servizio Civile, che chiedevano alle nostre sedi le istruzioni necessarie per convenzionarsi; a Brescia ricordo che a quell’epoca furono una trentina di comuni che poi si convenzionarono.

Alla fine del 1978, nella attività frenetica di quegli anni, dove si parlava non solo di antimilitarismo ma di antinucleare, di medicina nonviolenta, di lavoro di quartiere, di insegnanti nonviolenti, dove si collaborava con la Comunità dell’Arca di Lanza del Vasto e dove potevamo disporre della presenza del nostro grande Jean Goss e di tanti validi militanti del MIR nazionale, erano diventate 22 le sedi MIR attive, si erano infatti aggiunte alle precedenti: Vicenza, Mantova, Milano, Palermo, Candeglia, Padova, Fano, Reggio Emilia e Bolzano, tutte in grado di impiegare obiettori di coscienza in Servizio Civile.

A quei tempi non erano ancora convenzionati i grandi enti come Caritas, Arci e Acli, che arrivarono qualche anno dopo il MIR. Per sottolineare che il MIR ebbe un grande ruolo per mantenere aperti gli spazi di Servizio Civile che successivamente consentirono a centinaia e poi a migliaia di giovani di poterne usufruire.”