Oggi a Torino è stato celebrato il funerale di Anna Bravo, morta improvvisamente l’8 dicembre. E’ stata docente di storia sociale all’Università di Torino; membro del Comitato scientifico della Fondazione Alex Langer e dell’Istituto per la storia della Resistenza “Giorgio Agosti”; con i suoi studi, conferenze e libri ha insegnato a comprendere la storia con empatia e a farne tesoro, per aiutare la società a vivere nella pace. Come hanno scritto Angela Dogliotti e Enrico Peyretti, nel ricordo pubblicato su www.serenoregis,org, Anna “ ha scritto sulla Resistenza, sulle donne, sul Sessantotto valorizzando l’altra faccia della storia, quella più umana, più promettente”. “Il movimento per la pace giusta e nonviolenta, per la cittadinanza inclusiva e paritaria, per la memoria della storia più umana, deve tanta gratitudine ad Anna Bravo”. “Nei suoi libri troviamo lo sguardo “diverso” che occorre sempre, per aprire vie nuove rispetto alla passiva registrazione dei fatti che si impongono con clamore o violenza”. Una settimana fa ho ascoltato con piacere il suo intervento al convegno internazionale “Gandhi after Gandhi”, al Campus universitario di Torino, nel quale, insieme a Giuliano Pontara, ha presentato la nonviolenza gandhiana e la giustizia sociale. Con pacatezza, suscitando in me sentimenti di tenerezza, ha presentato un’immagine di Gandhi, forte e tenera, portatore di un messaggio chiaro con lo stile della sua vita oltre che con le sue parole: mite, cioè nonviolento, nel pensiero, nel linguaggio e nell’azione. Come appassionata alla causa dei diritti delle donne, ha anche riconosciuto la contraddittorietà di Gandhi nella questione femminile: non si è opposto alla divisione dei ruoli di genere che metteva le donne su livelli inferiori, ma ha associato le donne nelle sue campagne e ha tessuto come loro il khadi (tipico tessuto indiano). Poi con cognizione di causa, avendo scritto “In guerra senza armi” e “La conta dei salvati”, Anna ha ripetuto che le lotte nonviolente, nel novecento, sono state più efficaci e hanno ottenuto risultati duraturi, più di quelle violente. E’ stato per me il primo, e purtroppo anche l’ultimo, incontro personale con lei. Tengo cara la foto di lunedì scorso, 2 dicembre, che la ritrae al termine della conferenza, sorridente, vicina ai suoi amici Giuliano Pontara, Beppe Marasso e Enrico Peyretti, con i quali ha condiviso convegni e manifestazioni per la pace, la nonviolenza, i diritti umani.
Pierangelo Monti, Presidente del MIR
*immagine in copertina tratta da il Manifesto.