Lunedì 25 novembre alle ore 17.30 a Roma nel salone dello Spin Time, via Santa Croce di Gerusalemme n.55, ci sarà un incontro per ricordare P. Eugenio Melandri. Il luogo scelto non è casuale, perché lì il cardinale Krajewksi elemosiniere del Papa, l’11 maggio scorso ha riattaccato l’elettricità per 415 famiglie povere, di diciassette nazionalità diverse.
A quasi un mese dalla morte di Padre Eugenio Melandri, il MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione) si unisce al generale cordoglio di quanti hanno condiviso tante sue lotte per la pace e per la giustizia, sempre in solidarietà con gli ultimi, i poveri, gli oppressi.
Il MIR, che ha apprezzato tante sue prese di posizione per la pace e la nonviolenza, ha avuto il piacere di averlo presente all’assemblea nazionale del movimento a Palermo nel luglio 2015. Il MIR lo ricorda come amico che sapeva dare valide indicazioni all’impegno per un mondo migliore, un uomo, un missionario, che “ha fatto bene”, come gli ha detto Papa Francesco un mese fa.
Questo è il ricordo personale di Francesco Ambrosi, della sede locale MIR di Vicenza.
Domenica 27 ottobre alle ore 10,30 se ne è andato un grande amico, fratello e compagno, Eugenio Melandri.
In questi giorni di ricordi molti hanno sottolineato il grande contributo che Eugenio ha dato per la pace e la nonviolenza, per l’Africa e per la questione dei mercanti di armi.
Appena ordinato sacerdote nel 1974, la congregazione dei Saveriani lo destinò a Vicenza ed Eugenio creò un bel gruppo di giovani che si incontrava periodicamente, alla domenica, presso l’Istituto dei Saveriani, per discutere dei temi del mondo e cercare di crescere organizzando anche delle attività.
Lo conobbi grazie a Lele, durante il mio soggiorno in Friuli, in occasione della ricostruzione dopo il terremoto del 1976. Così cominciai a frequentare anch’io il gruppo di giovani di Vicenza e apprezzai l’amicizia di Eugenio. Si organizzarono iniziative per l’obiezione di coscienza al servizio militare, su tematiche internazionali, per l’opposizione alla produzione e al commercio delle armi. In più di qualche occasione Eugenio fu ripreso dalle gerarchie benpensanti di Vicenza, considerata ancora in quegli anni la “sacrestia d’Italia”.
Nel corso degli anni, poi, l’ho incontrato alle manifestazioni per la pace e in qualche rimpatriata tra amici.
Alla fine degli anni ‘80 fu sospeso a divinis, a causa della sua elezione a Parlamentare Europeo, ma continuò sempre a mantenere buoni rapporti con la congregazione dei Saveriani Quando avevo l’occasione di incrociarlo, mi divertivo a prenderlo in giro, gli dicevo che era rimasto un prete.
Durante l’opposizione alla base militare americana a Vicenza agli inizi del 2000, lo invitai in occasione di alcuni dibattiti. In particolare avevo organizzato, assieme ad altri, una serata (affollatissima) con una compagnia teatrale di Milano che rappresentava uno spettacolo su Don Lorenzo Milani. In quell’occasione invitai un ex allievo della Scuola di Barbiana a portare la sua testimonianza ed Eugenio, che, con la sua consueta lucidità intellettuale, effettuò collegamenti e attualizzazioni rispetto al tema “l’obbedienza non è più una virtù”, soffermandosi sulle contraddizioni del nostro tempo che vede un aumento delle basi militari e degli armamenti.
Dopo avere scoperto il tumore al pancreas e la diffusa metastasi, era stato accolto nella comunità dei Saveriani di San Pietro in Vincoli (RA) e, quando ne parlava, rimaneva sempre stupito della fraterna accoglienza che aveva avuto.
Lo scorso anno, in occasione del suo 70esimo compleanno organizzò una bella festa in un paesino vicino a Rieti e il gruppo dei vecchi “ragazzi di Vicenza”, come amava chiamarci, si organizzò per prendervi parte. È stata un’occasione per riscoprire la nostra amicizia.
La sua malattia la chiamava il drago e ne parlava con schiettezza. Diceva che a volte aveva paura, ma affrontava il calvario con serenità e con lucidità.
Quello che mi ha colpito è che domenica 20 ottobre è ritornato a celebrare la messa e al martedì è stato ricoverato in ospedale a Ravenna, dove ha iniziato a spegnersi. Secondo me ha tenuto duro fino alla realizzazione della sua ultima aspirazione.
Il 21 settembre di quest’anno abbiamo festeggiato il suo 71esimo compleanno e si vedeva bene che era contento ed emozionato, anche se molto stanco.
Quando domenica 27 Ottobre ho ricevuto la triste notizia, ai vecchi “giovani vicentini” ho scritto: ”Un altro grande amico, fratello e compagno se ne è andato. Chissà se nessun posto è così lontano…….Eugenio ci accompagnerà nell’impegno contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo come ci ha sempre insegnato”.
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