Il 9 novembre 1989. Pensavo iniziasse un mondo unito.
La caduta del muro di Berlino fu una liberazione non solo per i berlinesi; fu per l’umanità motivo di speranza di un’epoca di pace e fratellanza tra i popoli. La caduta del muro divenne simbolo di un mondo migliore di un mondo unito.
Ma quella straordinaria speranza presto svanì, con lo scoppiare in Europa di altri odi e divisioni e con la guerra etnica in Jugoslavia. Nel mondo, sempre più diviso tra paesi ricchi e paesi poveri, continuarono le guerre e furono alzati tanti muri. Se nell’89 erano 16 oggi si dice siano 63 (tra muri costruiti e muri progettati). Ecco i principali: “Fra Stati Uniti e Messico è stato alzato dal 2006 un muro di 1.050 chilometri. La “barriera di separazione” costruita da Israele intorno alla Cisgiordania misura 700 chilometri. L’Arabia Saudita ne sta costruendo uno alla frontiera con l’Iraq e un altro al confine con lo Yemen. Da un anno il Marocco sta costruendo muri alla frontiera con l’Algeria, mentre da decenni è in piedi il muro eretto dai marocchini nel Sahara Occidentale. L’India ha sigillato la frontiera con il Bangladesh. La Spagna, invece, il suo muro, con barriere alte tra i 3 e i 5 metri, lo ha costruito nella sua enclave di Melilla, alla frontiera con il Marocco. Sono 175 i chilometri di filo spinato costruito dall’Ungheria al confine serbo.” (www.sosmissionario.it)
Ma non ci sono solo muri materiali tra le nazioni, ci sono elementi di divisione, chiusura, esclusione, odio, indifferenza che abbruttiscono la vita di relazione tra le persone e i gruppi sociali. Anche questi sono da abbattere per essere felici. Col dialogo, il rispetto reciproco, il perdono, la riconciliazione, la fiducia, l’amore, si può fare.
Facciamo provare ai giovani di oggi la gioia che abbiamo provato noi trenta anni fa. Abbattiamo qualche muro.
Pierangelo Monti, Presidente del MIR